PALAZZO LOMELLINI

ARTECONTEMPORANEA







Dal 28 maggio al 25 luglio 2021

 Giovedì, Venerdì, Sabato 15:30 - 18:30

 Domenica 10:30 - 12:30 / 15:30 - 18:30


Ingresso libero




... al di là dal fiume e tra gli alberi...

Intorno al paesaggio nell'arte dal XVII secolo a oggi

Le sale di Palazzo Lomellini riaprono.

Dopo il vuoto di mesi. Dopo gli accessi negati. Dopo le luci perennemente spente.
Non è retorica, quella spicciola o frivola, alla fine vuota, quella che in qualche occasione, magari tirati per i capelli, ci ritroviamo a fare: è ormai la vita di ogni giorno che finalmente torna ad appartenerci, in un tempo traballante, di incertezze, di progetti negati o accantonati, per quanto più da vicino ci riguarda di mostre varate e forzatamente allontanate dall’attenzione dello spettatore, che le insegue, che le reclama, che per troppi mesi se le è viste sottrarre.
È il sospetto di una qualche malattia, cui non possiamo sottrarci, di cui non possiamo più fare a meno, un qualcosa entrato sotto pelle, come un virus, ma questa volta benigno: come quello che di recente ha catturato quanti sentono il bisogno, immediato, potente, irrinunciabile di una poltrona a teatro per un buon spettacolo, di una sonata di Bach o di una sinfonia di Beethoven, in una sala che s’avvicinerà con i giorni al suo tutto esaurito, che ne so, di un film alle sei del mattino.
Cosa mai fatta ma che s’è fatta.
Non appena s’è potuto, una prenotazione o un biglietto acquistato all’ultimo, una necessità finalmente soddisfatta.
È la vita che finalmente si vede correre incontro la Grande Bellezza, l’amore per il bello, il bisogno di socialità non soltanto attorno ad un tavolo apparecchiato ma anche di fronte ad un quadro, antico o modernissimo che sia, per ricavarne suggestioni, memorie e ricordi, colori e sfumature, luci e ombre, sospiri e ragionamenti, sguardi nuovi.

Abbiamo per questo appuntamento - a cura dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Carmagnola con la collaborazione dell’Associazione “Amici di Palazzo Lomellini”, per la curatela di chi scrive queste note di presentazione - pensato a quanto ci circonda, all’ambiente, al paesaggio declinato pittoricamente nelle varie epoche e nelle varie tecniche, nelle intenzioni degli artisti più differenti, ritrovati ieri e oggi in Italia e altrove.
Volendo sin dal titolo assorbire l’angolo di un giardino, i cieli e le nubi rigonfie, i corsi d’acqua e un mulino sulla riva, il verde degli alberi che vanno a formare imponenti macchie e le distese dei prati che si perdono contro l’azzurro, gli sguardi a perdita d’occhio che possono interessare non soltanto le cime di una montagna ma pure il traffico congestionato di una città, ci siamo inventati “… di là dal fiume e tra gli alberi…”, preso a prestito dalla narrativa hemingwayana, riponendo oggi in quei punti di sospensione che precedono e che seguono quel tanto di sogno che sempre accompagna le belle immagini: oltre cento opere per introdurre chi vorrà frequentare le sale del Lomellini tra il 28 maggio e il 25 luglio prossimo ad un viaggio “intorno al paesaggio nell’arte dal XVII secolo a oggi”.
Un viaggio che certamente non ha le pretese di colmare ogni vuoto, di poter gettare lo sguardo completo su quanto in quattro secoli di storia la pittura abbia detto sull’argomento, come si sia mossa, tra i nomi importanti e non, nel riportare allo spettatore dei nostri giorni quel gran teatro che è la natura che ci sta intorno. Un viaggio che ha potuto espandersi grazie all’apporto (e ai consigli e alle scelte fatte insieme) dei collezionisti - un riconoscimento speciale va a Roberto Rubiola che ancora una volta, dopo i prestiti fatti in occasione di Maraviglioso Seicento (maggio 2017) e Donne e Madonne (giugno 2018), ha messo a disposizione del Lomellini la propria raccolta - e delle Gallerie torinesi cui mi sono rivolto, cresciute numericamente se raffrontate a quelle dei precedenti appuntamenti. Un rapporto di fiducia che ha coinvolto, in ultimo, per la prima volta, anche un piccolo quanto suggestivo museo della Valsusa.

Ad aprire il corpus delle sedici opere che offrono una visione sui secoli XVII e XVIII può essere il barcone di gentiluomini che attraversa un corso d’acqua per lasciarsi alle spalle massicci e chiomati tronchi d’alberi e per entrare in un bosco altrettanto ricco, mentre una luce o un raggio di sole (nascosto) colpisce quei tronchi e quell’acqua totalmente tranquilla.
E poi i pastori di Nicholas Berchem, ambientati in una campagna romana abitata da rupi e rovine; o l’attenzione (affettuosa) dedicata agli animali da Potter e da Carree, da Philipp Ross divenuto cittadino romano e dal nostro Cerquozzi che, pur occupando il primo piano con l’arrivo di Erminia tra i pastori, ha modo di “perdere” la sua tela in un suggestivo scorcio lontano di paesaggio.
“Fonte di pace o di tumulto interiore, la natura si fa espressione di ciò che è infinito, in cui l’umanità si immerge, identificandosi”, scrive Carola Serminato presentando in catalogo l’Ottocento: dal tempietto classico di Bagetti alle vedute di campagna di Delleani, dalla tristezza sperduta nel mare di Reycend alle ampie distese, trionfanti, celebrate da Ghisolfi, da Camino, da Follini in un geniale gioco di luci crepuscolari.
Del Novecento (con trentasette opere in mostra) apprezziamo la pacatezza e l’intimità del villaggio bretone di Henry Cahours, quello più gioioso e assolato di Pierre Lesage come il piccolo porto inondato di luce e di riflessi dovuto alla poesia di Emmanuel Laurent; se buttiamo un occhio tra gli immensi spazi russi incontriamo le piccole barche di Dmitrij Kosmin sovrastate da un cielo innaturale, le case di San Pietroburgo di Boris Lavrenko, che allineano movimento e ricercato cromatismo, i tratti irruenti e corposi per il bosco della Kopitzeva.
Tra i paesaggi italiani parlano la bellezza dei colori trasmessi dalle opere di Giuseppe Augusto Levis, il Lago di Avigliana di Maggi quasi al riparo degli alberi, l’Inverno di Menzio dai vasti biancori, il personaggio solitario di Sesia della Merla immerso nei terreni grumosi del deserto, Spazzapan che ci dà la sua idea di paesaggio, i favolistici gruppi di case di Nella Marchesini, tra il classicheggiante e l’impressionista, sino ad arrivare al “soffocamento” del paesaggio nel Tappeto-natura di Piero Gilardi.

Gli artisti dei nostri giorni, per concludere.
Classicheggianti i paesaggi di Gasparin, di un affascinante nervosismo quelli di Luisella Rolle, pazienti, emozionalmente d’antan le distese di alberi e di poggi di Xavier de Maistre, gli antichi spazi siciliani di Leocata, le irruzioni del quotidiano tra le montagne di Spessot, i realistici scorci cittadini di Sandro Lobalzo, di recente scomparso, come Giacomo Gullo; e ancora, tra gli altri, la morbidezza impressionista di Bruno Molinaro, le stilizzazioni di Presti, le infinite colline dovute al lavoro di Negro e di Mapelli. Lascio infine in ultimo, tra i paesaggi di oggi, quelli della distruzione prodotta dall’uomo, quelli di Mario Giammarinaro dolorosamente coinvolgenti, amaramente affascinanti nella loro tristezza e nella loro rovina: un mesto risultato, mentre ci voltiamo indietro a guardare i boschi lussureggianti da cui ha mosso i passi la mostra.

Elio Rabbione

Info e prenotazioni:
Comune di Carmagnola - Ufficio Cultura
Tel. 0119724238
musei@comune.carmagnola.to.it