Dal 28 agosto al 6 settembre
dal lunedì al venerdì 20:30 - 23:00
Sabato e Domenica 15:30 - 18:30 / 20:30 - 23:00
Dal 7 settembre all'11 ottobre
Giovedì, Venerdì, Sabato 15:30 - 18:30
Domenica 10:30 - 12:30 / 15:30 - 18:30
Ingresso libero

DIALOGO CON I MAESTRI
L’Associazione Piemontese Arte presenta nello spazio espositivo di Palazzo Lomellini,una interessante mostra collettiva dal titolo Dialogo con i maestri che mette insieme ed a confronto le opere di artisti contamporanei con quelle dei loro passati maestri.
Come scrive, nel catalogo illustrato, il curatore della mostra Armando Audoli di cui è riportato qui di seguito l’intero testo:
FRAMMENTI DI UN DIALOGO ININTERROTTO
In un Midrash, l’esegesi ebraica della sacra scrittura, si narra un episodio che nel corso del tempo ha colpito la fantasia di diversi intellettuali, filosofi e scrittori, quali lo storico anglo-polacco Isaac Deutscher (1907-1967) e il triestino Claudio Magris, per fare solo due nomi di spicco. È il racconto del santo e saggio Rabbi Meir, pilastro dell’ortodossia mosaica e coautore della Mishnah, uno dei testi fondamentali dell’ebraismo; egli aveva per maestro di teologia l’eretico Elisha ben Abiyu, detto Akher, che significa «lo straniero». Un sabato Rabbi Meir si trovava insieme al suo maestro e come al solito i due erano impegnati in una profonda discussione.
L’eretico avanzava in groppa a un asino e Rabbi Meir, non potendo cavalcare il giorno festivo, gli camminava a fianco talmente assorto nell’ascoltare le sagge parole che scaturivano dalle labbra dell’eretico, da non accorgersi che erano giunti al confine al di là del quale, stando alle norme rabbiniche, nessun ebreo poteva avventurarsi di Shabbat. Ma il maestro eretico si volse verso il suo allievo ortodosso e gli disse: «Sei arrivato al tuo confine, dobbiamo dividerci: non accompagnarmi oltre. Torna indietro!».
Il “vero” maestro non insegna il senso del confine in assoluto, perché in realtà nemmeno lui ci crede; egli rivela invece ciò che rappresenta il confine per l’altro. Questa, in effetti, è una delle più belle intuizioni sulla grandezza dell’insegnare, che consiste nello scoprire, nell’individuare quello che è giusto, necessario, possibile per l’allievo, e non nell’imporgli dall’alto qualcosa di generale, senza tenere conto delle caratteristiche specifiche – e qualche volta speciali – della sua identità. Il vero maestro è colui che, pur affermando le proprie convinzioni (nel caso di Akher anche con molta sbrigativa durezza), non vuole imporle al discepolo. Il vero maestro non cerca seguaci. Non vuole formare delle copie di sé. Anzi, egli è tale solo in quanto sa intuire la strada giusta per l’allievo e sa aiutarlo a identificare e a percorrere la via cui è destinato, a non tradire l’essenza della sua persona, a non ingannare la sua indole, la sua inclinazione. Il suo talento, in una parola.
La strada giusta, dicevamo. La strada maestra. Strada maestra, trave maestra, albero maestro, muro maestro… Metafore di solidità, che è la solidità del sapere concreto, una specie di grammatica delle cose che va necessariamente conosciuta, insegnata. Perciò non c’è nulla di più decisivo e fondante, nulla di più “portante” del rapporto maestro-discepolo: si tratta di un colloquio mentale perenne, capace di trascendere gli stretti limiti del dualismo e della dialettica.
Un colloquio che, non essendo semplice interlocuzione, ha un inizio ma non una fine.
Così abbiamo immaginato il percorso della mostra come un dialogo ideale tra ventidue artisti contemporanei e i loro maestri, una sorta di contrappunto estetico e spirituale, dove la linea storica dei “padri” fa da controcanto a quella attuale dei loro discendenti, creando una musica fatta di echi, di consonanze e, talvolta, di fertili dissonanze. Accordi e disaccordi.
D’altronde ogni maestro è un po’ un padre, oppure una madre; e non c’è crescita senza conflitto, lo sappiamo fin troppo bene. Lungo la linea di discendenza storica, accanto a figure più o meno note di pittori e scultori docenti all’Accademia Albertina di Torino (Menzio, Paulucci, Galvano, Cherchi, Giovanni Chissotti, Calandri, Soffiantino, Aimone, Francesco Casorati, Saroni), incontreremo alcuni personaggi eccentrici, non facilmente classificabili, da scoprire e amare proprio per la loro singolarità: pensiamo al poetico Teonesto Deabate, sensibile alle arti applicate, all’aniconico Piero Rambaudi, alla defilatissima casoratiana Margherita Carena, alla fascinosa scultrice Carmelina Piccolis, personalità difficile e complessa, al rimpianto Sergio Albano, con le sue luci e le sue ombre. L’evocazione dei frammenti dispersi di un discorso formativo apparentemente lontano nel tempo, e profondamente radicato nella cultura del territorio, crea inaspettate suggestioni e provoca strani, stimolanti cortocircuiti.
Ne viene fuori un inedito itinerario rapsodico attraverso l’arte del secondo Novecento torinese, che si intreccia con le interessanti ricerche dei ventidue autori scelti per questa indagine espositiva, fornendo in tralice una nuova e differente chiave di lettura della loro opera.
Armando Audoli
Info e prenotazioni:
Comune di Carmagnola - Ufficio Cultura
Tel. 0119724238
musei@comune.carmagnola.to.it