PALAZZO LOMELLINI

ARTECONTEMPORANEA



Dal 27 agosto al 5 settembre 2021

 dal Lunedì al Venerdì 20:30 - 23:00

 Sabato 15:30 - 18:30 / 20:30 - 23:00

 Domenica 15:30 - 18:30 / 20:30 - 23:00



Dal 6 settembre al 31 ottobre 2021

 Giovedì, Venerdì, Sabato 15:30 - 18:30

 Domenica 10:30 - 12:30 / 15:30 - 18:30


Ingresso libero




ASCENDENZE

Il passato nel presente.



Genealogie artistiche, linee di discendenza creativa, geniture dell’immaginario estetico.

Influssi più o meno lontani, più o meno visibili; a volte patenti, a volte impliciti, interni, segreti.
Riflessi di un passato che non è mai veramente passato.
Riverberi… Riverberi interiori, echi da un altro tempo.
Sì, perché il tempo, quando è in ballo un’opera d’arte e la sua genesi (la sua genetica), è sempre “altro”.
È sempre un controtempo. Un tempo spostato, fuori misura. Una finta, a ingannare il presente.

Nella precedente mostra, Dialogo con i maestri, allestita in questa sede tra la fine di agosto e la prima dècade di ottobre dello scorso, difficilissimo anno pandemico, avevamo inscenato un ideale dialogo rapsodico tra alcuni artisti e coloro che questi ultimi identificavano come maestri, dentro e fuori i ranghi accademici, andando contestualmente a sondare, a rimettere in discussione e a ridefinire il rapporto stesso maestro-allievo; con tutte le consonanze ma anche con tutte le stimolanti dissonanze, con tutti gli inevitabili cortocircuiti che tale rapporto comporta, specialmente nell’era postmoderna.
Avevamo parlato di «accordi e disaccordi», in un colloquio spirituale ininterrotto e comunque sempre fertile, fecondo.

Questo nuovo percorso espositivo riprende dunque un certo discorso “filogenetico”, accostando a ogni autore una singola opera di un maestro che in qualche modo – disvelato o da svelare – ha avuto un ascendente diretto importante rispetto alla maniera di intendere il lavoro artistico del discepolo, non soltanto in senso formale.

Così lo «spirito tormentato, introverso, tutt’altro che pacificato con se stesso» di Antonio Carena (ripetiamo una formula di Albino Galvano), col suo continuo aspirare alla purezza, non può non aver lasciato qualche traccia nella ricercata ambivalenza del dettato tridimesionale di Matilde Domestico, dove il bianco della porcellana e della carta parla di una fragilità solo apparente, di una sfida luminosa e senza tinta, oltre l’immaterialità dell’aria e dello spazio.

Forse la teatralità “sociale” delle scatole di luce di Maria Ausiliarice Laterza ha una lontana parentela con quella particolare inclinazione che portò Mauro Chessa ad avvicinarsi al milieu underground torinese e agli sperimentalismi militanti del cinema sessantottesco (arte di luce, di scena e di montaggio, appunto).

Nel segno grafico e nelle tessiture cromatiche del pittore tedesco Manfred Henninger affonda le radici l’espressionismo astratto dei fascinosi quadri di Roland Kraus, che paiono ierofanìe dipinte, partiture mistiche di memorie ancestrali.

Iniziata agli arcani della materia da Alessandro Macchi (a sua volta adepto di Pietro Lorenzoni, glorioso In parallelo al ragionamento sulle ascendenze, il percorso di quest’anno propone una selezione di cinque fotografi (Maria Erovereti, Enzo Isaia, Riccarda Montenero, Irene Pittatore, Giorgio Stella), impegnati in una ricerca sorprendentemente personale e coinvolgente.

La fotografia è quasi per definizione l’arte che si pone come un diaframma tra presente e passato, l’arte che fissa in un’immagine un tempo inesistente, nella cui trama piena di strappi e cuciture, da sempre, provano a incontrarsi allievi e maestri.

Docente di tecnica del marmo all’Albertina), Luisa Valentini forgia la levità di un palpito, di un soffio, di un’ala di libellula, trasmutando alchemicamente la robustezza concreta della propria scultura, in cui l’acciaio convive con il jersey di seta e cachemire, con la resina, la carta e la grafite.

Discendente «per li rami» dal pittore rinascimentale ferrarese Benvenuto Tisi, passato alla storia come il Garofalo, Marcella Tisi (sospesa tra sperimentazioni architettoniche, scultoree e pittoriche) deve molto della sua caratura artistica all’intellettualmente complessa e sofisticata personalità di Pino Mantovani.

Invece Mariell Guglielminetti, interprete di un neocitazionismo visionario di intonazione assolutamente singolare, se vuole ricordare un maestro pensa a Piero Martina, dal 1970 titolare della cattedra di pittura all’Accademia Albertina, della quale fu direttore tra il 1973 e il 1978.

Nella morbida stesura e nel sussurrato lirismo di Lia Laterza ritroviamo tutta la maestria tecnica e l’estrema finezza di un artista ingiustamente dimenticato come Gigi Morbelli.
Discepolo stimatissimo della plasticatrice e pittrice astigiana Amelia Platone, figura notevole e in parte ancora da riscoprire (portava con sé l’insegnamento non solo di Casorati e Scroppo, ma anche di Boglione e Calandri), Rolando Carbone “modella” con pezzi di cartone e stagnola le sue teste sfrangiate, intensamente sentite.

L’energia gestuale del fare pittorico – atto insieme fisico e mentale – di Francesco Preverino ritorna nella misteriosa esplorazione interiore effettuata da Maria Pia Petrini attraverso un lavoro davvero colto e sedimentato.

Claudio Rabino, classe 1962, architetto con la vocazione del dipingere, è infine il più giovane tra i “maestri” in mostra; sua allieva, la brasiliana Izabel Alcoléa (pure lei originariamente laureata in Architettura), sfruttando le potenzialità di una pennellata calma, distesa e ariosa, dichiara di cercare una connessione poetica tra passato e presente.

Info e prenotazioni:
Comune di Carmagnola - Ufficio Cultura
Tel. 0119724238
musei@comune.carmagnola.to.it